Archive for novembre 2007

“How is your library using 2.0 to reach new users?” ovvero library 2.0 secondo Elsevier

21 novembre 2007

Library 2.0 dev’essere proprio un concetto acquisito se una compagnia mainstream come Elsevier le ha dedicato un numero monografico della newsletter aziendale Library Connect. Per essere giusti la newsletter riporta articoli stimolanti forniti dagli Elsevier boys and girls e soprattutto da bibliotecari di tutto il mondo, nonché esempi di interesse proprio sulle applicazioni pratiche di web 2.0 in ambito editoriale-bibliografico-digitale.

Prendiamo per esempio l’articolo di David Marques, vice president della sezione Architecture e New Technology: perché e come il web 2.0 può influenzare le scelte programmatiche e la visione strategica di una corazzata del mercato. Tra i concetti richiamati, quello di RIA, pilastro del nuovo web, e di web service, con API, SOAP e REST (trovate un tentativo di spiega di questi ultimi terribili acronimi nell’articolo sui mashup pubblicato sull’ultimo fascicolo di AIDA Informazioni).

Marques mostra in sostanza un feeling notevole tra l’azienda e i concetti e gli strumenti del web 2.0, tanto da abbozzare le linee di sviluppo dei software e delle piattaforme dei prodotti Elsevier (in primis banche dati e motori di ricerca) per i prossimi anni. Un servizio che già potete vedere all’opera è per esempio 2collab: spazio di social bookmarking/tagging dedicato al mondo della ricerca e della scienza aperto naturalmente alla collettività degli utenti interessati.

Una frase dell’articolo mi ha colpito: The elements of user contributions and collaboration are cornerstones in Elsevier‘s technology strategy for the next three to five years. Certo, bisogna guardarsi dal buonismo o dall’ingenuità. Fare marketing su web e library 2.0 è oggi diventato fin troppo facile, però non dimentichiamo che, nonostante la vastissima diffusione dei tool e delle conoscenze, c’è ancora un congruo numero di soggetti commerciali e istituzionali che, invece di lasciarsi andare a sperimentazioni ardite, si rinchiudono in sterili, ideologiche discussioni sulla natura degli angeli (non mi fate scrivere termini che poi mi attirano quintalate di spam ;) ).

E comunque, nell’apprezzamento complessivo per questa iniziativa, spero che, oltre al pregevole sostegno al W2.0, Elsevier voglia porsi anche, coerentemente con una delle affermazioni contenute nell’articolo (The core of all Web 2.0 services consists of open, published, structured interfaces of data, on the back of which value is created), come un provider di open content, oltre che di open tool ;).

E infine… due lire di presunzione: le pagine centrali del fascicolo sono dedicate, sotto il titolo How is your library using 2.0 to reach new users?, all’esplorazione geografica delle modalità di impiego dei tool del web 2.0: non perdetele! :)

54 Convegno AIB: un resoconto di Serena Sangiorgi

18 novembre 2007

Come accennato nel precedente post, alcuni giorni fa si è svolto a Firenze il cinquantaquattresimo Convegno AIB Le politiche delle biblioteche in Italia – Il sistema bibliotecario nazionale. Per motivi di lavoro non ho potuto partecipare, ma Serena Sangiorgi non solo c’è stata, ma ha pensato bene di redigere un resoconto dell’evento, in aiuto di tutti coloro che, non avendo potuto assistere dal vivo, desiderano sapere cosa è successo e cosa tanti bibliotecari tutti insieme hanno potuto architettare ;) Grazie infinite a Serena per la generosità [mi sono permessa di fare un po’ di chunking e di grassettare qua e là, sperando di non aver stravolto il senso del testo]:

E’ stato un convegno partecipato: dopo un paio di anni di scarsa affluenza, stavolta i bibliotecari presenti erano molti: in alcune sessioni non c’erano abbastanza posti a sedere per tutti. E’ stato un convegno importante per l’associazione: le modifiche allo statuto, che hanno generato ore di polemiche prima di essere approvate, danno poteri più ampi alle sezioni regionali e al collegio dei probiviri, ma soprattutto l’associazione, a causa delle recenti leggi sui profili professionali non ancora riconosciuti, è riservata alle persone fisiche, che sono le sole ad avere pieni diritti.

Le biblioteche, gli enti, le aziende sinora socio-ente sono sostituite al profilo “amici”, ad esempio senza diritto di voto in assemblea. Le quattro sessioni (Quali servizi per quali cittadini, sulle biblioteche pubbliche; I servizi bibliotecari per la didattica e la ricerca, sulle accademiche; La biblioteca scolastica e la “next generation” sulle scolastiche; Riorganizzare i servizi nazionali, a spettro più generale) erano organizzate in relazioni/interventi al mattino con dibattito aperto al pubblico, e poi in conclusioni al pomeriggio con ulteriore dibattito eventuale.

Nelle due che ho seguito (con difficoltà, ovviamente), quella sui servizi nazionali e quella sui servizi al cittadino, sono emerse alcune frasi-slogan che riassumono molto del dibattito:

  • “i servizi nazionali apparenti” di P. Traniello
  • “il NON “servizio-nazionale italiano” di A. Petrucciani
  • “le 15 mila biblioteche sono più dei comandi dei carabinieri” di L. Scala (questa intesa in senso positivo…)

La sessione plenaria conclusiva del congresso Verso un sistema bibliotecario italiano con presentazione del documento finale (che sarà a breve sul sito sito AIB), aveva rappresentanti anche del ministero, dei Comuni (ANCI) e delle province (UPI). Qui Leombroni, vice presidente AIB e responsabile del polo RAV, ha fatto una interessante riflessione sull’alternanza di 4 termini nella politica bibliotecaria, Servizio/Sistema e Nazionale/Italiano: in sostanza all’inizio si è pensato ad un Servizio Nazionale puntando più sull’aspetto pratico, ora che l’ossatura base di Indice è consolidata si rende necessario un Sistema Italiano integrato perché i servizi possano essere veramente armonizzati.

Scala ha fatto presente come le altre nazioni non spendano più di noi nel campo biblioteche, ma spendano certamente meglio; Santoro dell’ANCI ha invece ricordato come gli editori e la SIAE siano un serio problema economico, prima con la “tassa” sulle fotocopie ed ora con quella sul prestito. Ha dato un’informazione importante, poco nota: il ministero ha borsato ben 2 milioni di euro per quest’ultima, dopo aver abbandonato l’ipotesi di far pagare l’utente finale attraverso meccanismi vari.

A lavori ufficiali conclusi si è svolta infine la sessione Conservazione digitale, affollatissima nonostante l’ora, a testimoniare quanto l’argomento interessi tutti i bibliotecari italiani. Sono stati presentati progetti e attività di Fondazione Rinascimento Digitale, Cilea, Caspur e BNCF, per chiarire “a che punto siamo e cosa stiamo già facendo”.

Invece Mariella Guercio docente di archivistica all’Università di Urbino ha presentato un progetto interministeriale BNCA-MIUR per l’armonizzazione e il sostegno delle attività di conservazione digitale da parte di entrambi i ministeri, riconoscendo che entrambi si muovono in questa direzione ma che è importante siano coordinati per ottenete un risultato, appunto, NAZIONALE (da qualsiasi parte provenga). Le slides presentate si spera saranno disponibili a breve, o sul sito della fondazione www.rinascimento-digitale.it o altrove.

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Segnalerei due appunti tecnici a margine del convegno, due presentazioni di prodotti non ancora visti altrove.

  • Casalini Libri lancia l’approval plan integrato con Sebina: gli utilizzatori di questo diffusissimo software per gestione biblioteca (di fatto il primo in Italia) potranno impiegare meno tempo con la prassi di ordine, utilizzando una sola procedura. E’ il primo esempio in Italia di attenzione di questo tipo da parte di un distributore, e non stupisce che sia Casalini, già pioniere della fatturazione telematica negli anni ’90.
  • Dandelon.com appare sul mercato italiano, e ha scelto per il debutto proprio il convegno AIB, in cui si parla di (possibili) nuovi servizi per i cittadini, veicolati (e come potrebbe non essere così) attraverso Indice e il suo Opac. Questa compagnia tedesca offre un interessante “arricchimento collaborativo del catalogo”, attraverso una combinazione di hardware (scanner) e software (OCR e vari tools) per recuperare gli indici e i contributi contenuti, le miscellanee ecc. dei propri volumi posseduti. La differenza è proprio nel fatto che è la biblioteca stessa a decidere su quali volumi, o sezioni, o tipologie di materiali si vuole agire, sulla base delle sue esigenze interne: non si tratta di pacchetti preconfezionati di titoli ma di scelte sul campo, e sul campo possono essere lavorate: tra gli scaffali, a biblioteca aperta, o nei depositi per le sezioni storiche… I dati concorrono a formare una banca dati collettiva, senza “problematiche” per i singoli OPAC: non facile da riassumere, rimando al sito www.dandelon.com per fare qualche ricerca e, di fatto, vedere come i tools (thesauri, traduttori, ecc.) possono essere veramente interessanti.”

Library 2.0 due anni dopo: esperimenti, riflessioni e valutazioni

12 novembre 2007

Library 2.0 è ormai tra noi da circa due anni e si può dire che tra post, articoli, interventi a convegni, mail su liste di discussione e recensioni un discreto dibattito sulla sua natura e sulle sue ripercussioni vi sia stato, a livello internazionale e anche italiano (basti considerare, come registrazione di un segno di tempi, l’occorrenza del termine e dei principi correlati all’interno dell’ultima fatica di Riccardo Ridi, La biblioteca come ipetertesto, lettura che consiglio vivamente agli aspiranti bibliotecari, ai bibliotecari professionisti e a chi lavora con l’architettura dell’informazione).

In tempi di misurazioni e valutazioni è perciò forse naturale chiedersi, come ha fatto lo stesso brand maker, Michael Casey, se e quali siano stati i ROI, i ritorni sull’investimento fatto in merito alla biblioteca 2.0 e all’adozione dei suoi criteri, metodi e strumenti. Il ROI è un concetto interessante, e soprattutto testimonia di un sano atteggiamento di monitoraggio che comincia a prendere piede anche in Italia e perfino nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni culturali che le appartengono.

Cito al proposito l’intervento tenuto dal mio capo all’ultimo Convegno Nazionale AIB, un’indagine nazionale sulla misurazione e valutazione dei sistemi bibliotecari. Spesso si identifica L2 con l’uso di blog, social network, wiki, IM o Second Life. Come ho detto più volte, L2 è innanzitutto an attitude – in questo senso incarnando appieno il senso del web 2.0, di cui è più o meno diretta emanazione. E però. Quante biblioteche hanno aperto un blog sulla scorta dell’entusiasmo della nouvelle vague tecnologica? (a proposito: in arrivo la vigilia di Natale – sono sempre così sentimentale… :) – un resoconto sulla biblio-blogosfera italiana su LibWorld!)

Allora, adesso, dopo qualche tempo in cui ci siamo divertiti a scorrazzare su e giù per l’autostrada dell’informazione (quanto ho amato questa dicitura! E quanto mi dispiace che non sia più di moda) delle sperimentazioni, del gioco per e con l’utente, della geekness più spinta, è il caso di fermarsi, fare un bel respiro e… verificare.

Quanto ciò che abbiamo creato viene usato. E da chi e perché. E se gli scopi per i quali l’abbiamo costruito e le finalità per le quali l’abbiamo concepito siano stati davvero condivisi dai nostri  utenti. Se l’utilità, che magari non è stata la nostra preoccupazione principale all’atto di mettere su un bel mashup di Google Maps e reti bibliotecarie, possa veramente essere rintracciata e magari anche dimostrata a chi paga le tasse per sostenerci oppure se si è trattato solo di un – pur istruttivo – esperimento fine a se stesso.

E che sia io a dire tutto ciò dovrebbe risultare indicativo ;) Ma sono convinta che le verifiche siano sempre necessarie e certo da non temere, poiché servono in definitiva a testare la bontà delle applicazioni ed eventualmente a migliorarle oppure, perché no, ad abbandonare progetti perdenti e cercare di aggiustare il tiro…

Questa comunque è o dovrebbe essere, a due anni dal suo primo vagito sulla Rete, library 2.0 secondo Michael Casey:

Library 2.0 is user-centric. It is a shift in our focus from having libraries decide what is best for users to letting users decide what they want, how they want to get it, and how we can best serve them. Are we doing enough to find out what our users want? It is imperative that we do the research before we throw programs and initiatives at them. Otherwise, we’re the one deciding what our users want and need – a concept that is decidedly not Library 2.0.

Library 2.0 is constant change and evaluation. Once we’ve decided to implement a new service or program, we must continually revisit and evaluate it. Are we asking our users not only if they like it, but also how it can be improved to better serve them? Are we involving staff at all levels in the creation and evaluation process?

Library 2.0 is not just about technology. No matter how much this is said, technology continues to be a leading topic of discussion. We should all be grateful for the doors to our users opened by new technologies. However, we must remember that while technology can be a tool to better serve our users, it is not the final answer to all of our problems.

Library 2.0 is political. Politics tends to be a dirty word, but we absolutely must consider it. Politics, within both our organizations and communities, plays an unavoidable and undeniably important role in our path to better serving our users. We have to get not only our staff and administration on board – we also have to get our library boards, community leaders, and users on board as well. And the best way to do that is to talk to them – let them know that we all share a common goal of providing access to all kinds of information.

Bella base per una riflessione collettiva…

Information R/evolution

5 novembre 2007

To the librarians…

[thanks to Fede]

Pc Prof 200, manuale Minerva e web 2.0 secondo Cailliau

3 novembre 2007

Ahimè, fino ai primi di dicembre gli aggiornamenti del blog saranno piuttosto discontinui: sono presa con alcuni impegni lavorativi e ho dovuto operare delle dolorose (quanta enfasi per un blog! ;) ) rinunce… Ma non mollo mica! Diciamo che da qui a un mesetto i post avranno una cadenza (almeno) settimanale piuttosto che quotidiana…

Ma passiamo a notizie di interesse: Pc Professionale, la più importante testata giornalistica italiana dedicata al mondo dell’informatica, festeggia il duecentesimo numero con un’uscita spettacolare in edicola e soprattutto con un nuovo sito nel quale potete trovare i numeri della rivista del 2007 ad accesso aperto (compreso il fatidico 195 che contiene l’articolo-cover story sui blog)! E la mia collaborazione con Pc Prof continua… A breve i dettagli :)

Da segnalare e pubblicizzare senz’altro è anche l’ottima iniziativa che Pierluigi Feliciati propone sul network Biblioteca 2.0 (non vi siete ancora iscritti? E’ il momento giusto per farlo!):

Il gruppo europeo di MINERVA EC WP5 – Quality, Accessibility and Usability, che in Italia coordiniamo io e Maria Teresa Natale, ha in progetto la pubblicazione di un Manuale sull’interazione con gli utenti nei siti web culturali. Il manuale, oltre a un capitolo sullo stato dell’arte su user needs e user interaction e a un capitolo di linee guida, conterrà delle appendici con buone pratiche.

Tutte le istituzioni e i professionisti del web culturale sono invitati a segnalare a MINERVA informazioni su applicazioni web culturali che includono servizi e iniziative dedicate all’interazione con gli utenti, come questionari, wiki, panel groups, focus groups, profili utente, contact centres, folksonomie ecc. Le segnalazioni dovrebbero comprendere: nome dell’istituzione, titolo, breve descrizione, URL.

[…] La raccolta di buone pratiche si concluderà a marzo 2008, tenuto conto che il manuale (almeno nella sua versione in inglese, dovrebbe essere pronto per i primi di giugno 2008, per essere presentato a Lubiana, in Slovenia). Informazioni e segnalazioni a: otebac@beniculturali.it
[grassetti miei]

Infine una recensione da Apogeonline, quella di Federico Fasce sulla presentazione del Festival della Scienza che Robert Cailliau (co-inventore insieme a Tim Berners-Lee del World Wide Web), ha tenuto al CERN. Manco a dirlo il talk verteva sul web 2.0 e devo dire che ho apprezzato sentire finalmente un pioniere, anzi, un Pioniere, non gettare discredito sulla nuova ondata del web e, anzi, appassionarsi nel mostrare i punti di contatto, i trait d’union e in sostanza la dinamica di inveramento che ha caratterizzato il passaggio da 1.0 a 2.0.

Una cosa che mi ha colpito è l’originale accenno a Wikipedia come una sorta di nonsense: il web 1.0 è da considerare (e anche il web 2.0 va interpretato in questa chiave) come una

biblioteca […] Il web nasce proprio da questa esigenza di condivisione.

mentre invece, sempre secondo Robert Cailliau la celeberrima enciclopedia sociale

è esattamente agli antipodi rispetto a quello che noi intendevamo quando abbiamo creato il web. Non ha senso tentare di accentrare la conoscenza all’interno di un unico sito: la forza del web sta proprio nel diffondere le informazioni ovunque e di collegarle attraverso l’ipertesto. In questo senso tutto il web è già una gigantesca Wikipedia.
[grassetti miei]

Mi sconvolge pensare a Wikipedia in questi termini ma devo dire che è una considerazione, almeno in teoria, non priva di fondamento. Il fatto è che spazi di concentrazione e organizzazione dei vari segmenti di informazione sono pur necessari, proprio nello spirito delle biblioteche di cui sopra. L’importante è che siano aperti, condivisi, affidabili, trasparenti. E su questo, a parte le inevitabili distorsioni o imperfezioni, direi che Wikipedia non delude…