Archive for dicembre 2008

Il futuro della Rete e qualche previsione azzardata

20 dicembre 2008

Ok, sono solo pre-visioni e magari anche un po’ azzardate. E, come dice Giuseppe Granieri, da cui ho ripreso la notizia, “[p]revedere il 2020 in questi ambiti è come cercare di capire che tempo farà il 6 giugno del 2017 in metereologia”. MA ogni tanto (almeno ogni fine anno, giusto per rispettare la regola di oroscopi e aruspici), fa bene meditare e condividere i flussi che si profilano all’orizzonte. E quindi nel 2020 preparatevi a vivere, secondo il rapporto Pew, i seguenti sviluppi (grassetti miei):

  • The mobile device will be the primary connection tool to the internet for most people in the world in 2020.
  • The transparency of people and organizations will increase, but that will not necessarily yield more personal integrity, social tolerance, or forgiveness.
  • Voice recognition and touch user-interfaces with the internet will be more prevalent and accepted by 2020.
  • Those working to enforce intellectual property law and copyright protection will remain in a continuing arms race, with the crackers who will find ways to copy and share content without payment.
  • The divisions between personal time and work time and between physical and virtual reality will be further erased for everyone who is connected, and the results will be mixed in their impact on basic social relations.
  • Next-generation engineering of the network to improve the current internet architecture is more likely than an effort to rebuild the architecture from scratch”

Sulla trasparenza che non porta necessariamente alla tolleranza, ci sarebbe molto da dire, e forse è uno degli aspetti su cui sarebbe necessario avviare una riflessione pubblica (cioè etico-politica, ma seria). Recentemente, mentre leggevo Zero Comments, qualche anima pia (rimasta per il momento ignota) mi ha fatto mandare dall’Institute of Network Cultures di Amsterdam, presso il quale Lovink studia e ricerca, la serie di pubblicazioni edite finora. E se c’è un elemento, nella critica della cultura digitale di Lovink, che condivido appieno (tra i tanti che invece mi vedono in disaccordo) è proprio lo smascheramento del determinismo della tecnologia, di quella teleologia sottesa agli slogan progressivi del tipo “più internet=più democrazia” – o, per stare alla citazione, “più blog=più tolleranza”.

A parte la mia non predilezione del termine tolleranza, che uso qui per mera comodità (Pasolini ci ricorda come il protagonista di un libro si uccide perché non tollera di essere tollerato), abbiamo sotto gli occhi numerosi casi che contraddicono talune profezie ottimistiche e naif (di taluni) degli entusiasti della Rete: dai testamenti video dei martiri islamisti all’odio razziale che, prima di ritorcerglisi contro via medesimo medium – circolava sui blog dei seguaci del regista olandese Theo Van Gogh (contraddizione ripresa da Lovink in Zero Comments).

Ugualmente ci sarebbe da cominciare a capire se un altro mondo, relativamente alla proprietà intellettuale dei contenuti digitali, è possibile, al di là degli esosi finanziamenti in R&D sulle tecnologie di protezione ormai inchiavardate in ogni programma-lettore che si rispetti.

Un aspetto che invece nello studio non appare come punto esplicito, ma di cui si parla molto ultimamente e che davvero mi incuriosisce, è il futuro dei giornali, per come li conosciamo oggi (cioè già ibridi molto contaminati dal digitale). C’è un bivio, mi pare, che può portare all’estinzione o a una sopravvivenza fatta di stenti. Io credo che l’estinzione della forma-quotidiano attuale (nello specifico) e la sua rinascita dalle ceneri del passato con una nuova concezione editoriale e nuovi strumenti e mezzi (media), possa essere una soluzione vincente. Ma ci vuole visione, e molti soldi e temo anche una gran fortuna nell’azzeccare previsioni. A questo proposito, un articolo del Corriere (online, ca va sans dire) e due siti su cui riflettere, e che spero di riprendere in un post dedicato: RefAware, nato per distribuire informazione scientifico-accademica e Political Browser, il notista virtuale del Washington Post, visti entrambi, come ho avuto modo di dire altrove, come filtri di lusso, il primo anche a pagamento, per fornire al lettore una selezione ragionata e di qualità (e accreditata dalla statura dei selezionatori). L’aggregazione editorializzata di contenuti – è uno dei campi in cui i giornali online dovranno specializzarsi, man mano che l’information overload cercherà di impossessarsi della nostra capacità di valutare e selezionare l’informazione. Almeno, questa è la mia previsione per gli anni a venire ;-)

Un orizzonte colto e bibliografico: the Geek Librarian sulla Stampa!

18 dicembre 2008

Sulla Stampa online Giuseppe Granieri, gran maestro di blog e sperimentazioni informazional-creative, ci ammalia con un articolo dedicato al geek e alle sue letture preferite in cui – grazie alla magia del pingback, il lieto annuncio mi viene proprio dalla bacheca del mio blog – scopro di essere citata anch’io! Questo piccolo scranno su cui ogni tanto mi siedo e dondolo le gambe mentre parlo ad alta voce, sembra aprire per Giuseppe un orizzonte colto e bibliografico. Che dire… sono onorata :-) Grazie Giuseppe! e complimenti per l’articolo, di cui mi permetto di riportare il folgorante incipit (grassetti miei):

C’è stato un tempo in cui il termine Geek  rimandava ad un immaginario da pura sottocultura tecnologica, popolata da individui brillanti ma tendenzialmente sociopatici, chiusi nei loro scantinati con i loro computer ed indifferenti alla realtà circostante. Poi la tecnologia, silenziosamente, ha smesso di essere una forma arcana di relazione tra uomini apparentemente geniali e problematici ed i loro computer, entrando nella quotidianità di tutti e accompagnando una parte sempre maggiore del nostro tempo vitale. 

Un articolo che finalmente esplora tutti i meandri dell’essere geek, e rende giustizia alla categoria, sottolineandone i caratteri positivi più che le (innegabili) morbosità. Dopo che l’avrete letto tutto, sono certa che capirete definitivamente (mi capita spesso di sentirmi rivolgere la fatidica domanda: che vuol dire geek librarian?) perché ho scelto questo marchio a connotare il nome del mio blog ;-)

[e voi in quale categoria del tipo geek rientrate?]

Pubblicato il libro “LibWorld – Library blog worldwide”

18 dicembre 2008

A un anno dalla segnalazione del post pubblicato in rete per la rassegna LibWorld, anche il 2008 si chiude con un omaggio alla biblioblogosfera, e in particolare a quella italiana: gli editor di LibWorld hanno finalmente dato alle stampe LibWorld – library blogs worldwide, un libro – disseminato in più luoghi online – con tutti i resoconti del panorama dei biblioblog/ger da ben 29 differenti nazioni!

Per scelta degli autori e dei curatori, il contenuto è disponibile gratuitamente online con licenza Creative Commons, e se lo si desidera, è anche possibile acquistare una copia cartacea del libro. Un’idea notevole di Christian Hauschke, Nadine Ullmann, Sarah Lohre, che sono poi gli autori dell’ottimo blog InfoBib, è stata quella di salvare in Delicious tutti i siti richiamati all’interno del libro, categorizzati per nazione di appartenenza: in questo modo è possibile ripercorrere le tracce dei biblioblog/ger e seguire tutti gli sviluppi che hanno attraversato.

Di estremo interesse lo squarcio aperto anche su scenari che non è consueto frequentare, come quelli della agguerrita biblioblogosfera iraniana. Il merito principale di questa raccolta (senza particolari pretese scientifiche) sta, credo, proprio in questo: nell’aver raccontato uno spaccato di quegli ambienti bibliotecari che normalmente non fanno notizia, se in essi non si parla inglese.

Il resoconto analogo, e anche più completo e ragionato, di Walt Crawford, per esempio, pubblicato qualche giorno fa anch’esso su Lulu (un sito di auto-pubblicazione simile a Il mio libro), nasce con l’intento di dare conto della biblioblogosfera anglofona e spesso accade che anche le interpretazioni della Library 2.0 (e di tutto quello che con questa label si è soliti intendere), siano filtrate da questa lente linguistica, che purtroppo lascia fuori una grossa fetta di bibliotecari, biblioteche e semplici appassionati. Speriamo che i cari amici di InfoBib abbiano contribuito a colmare questa lacuna e ancora grazie a tutti coloro che un anno fa hanno voluto contribuire al progetto inviandomi notizie dei loro blog :-)