Ormai Second Life pare proprio sdoganata: esce in questi giorni, con Repubblica e L’Espresso una guida poderosa e piena di figure (cosa che per me rimane sempre un plus, è uno dei miei aspetti più regressivi, lo so :-), ricca di consigli, avvertimenti, illustrazioni, che comincia dai fondamentali del mondo virtuale per finire a fornire informazioni su come fare buoni acquisti, guadagnare qualche soldino, e magari costruirsi un look accattivante (anche se per questo non è che ci voglia molto: guardate che figurone faccio con il mio nuovo colore di capelli punx ;-).
Fabio Metitieri, in risposta ad un altro post, aveva messo in luce alcune dei paradossi (inevitabili?) che stanno caratterizzando l’esplosione di SL come fenomeno sociale e culturale. In particolare, negli ultimi tempi i giornali (anche accreditati come il Corsera), si sono un po’ sbizzarriti nel dipingere SL come una realtà quasi esclusivamente dedita alla pedo-pornografia e al gioco d’azzardo. Vi consiglio di rileggere i suoi commenti al mio post sui blog (in particolare questo), perché vale la pena scorrere con lui la rassegna stampa sull’argomento…
Ma la cosa che mi preme segnalare è anche che Metitieri ha scritto un ottimo articolo, pubblicato su Biblioteche Oggi di maggio, proprio su SL: l’articolo è accessibile gratuitamente online. Dopo una introduzione al tema, seguono avvertenze (i sopracitati pedofilia e gambling) e uno sguardo al mondo dell’education e delle biblioteche, con intervista finale a Barbara Galik, direttrice della Cullom-Davis Library e presidente di Alliance Library System, il consorzio che per primo ha creduto nel mondo tridimensionale, lanciando circa un anno fa InfoIsland (qui vedete il blog), un’isola dedicata interamente alle biblioteche (che peraltro ha avuto uno sviluppo impressionante).
Certo, si può dire che SL è ancora alle prime armi, e piuttosto limitate sono le iniziative realizzabili, ma ciò che importa qui è lo sviluppo, la consapevolezza della complessità da decifrare che si può decifrare solo stando _dentro_ e non rimanendo a guardare il nuovo mondo in vetrina… Una risposta di Galik mi ha colpito molto e mi ha dato la misura anche del ruolo che spetta alle biblioteche nel mondo sempre più conquistato dalle nuove tecnologie:
(domanda di Metitieri) “Una cosa che funziona bene ed è molto apprezzata è il servizio di reference, molto spesso però risponde anche a generiche domande sull’uso di SL. Perché i bibliotecari dovrebbero lavorare anche come ufficio informazioni di SL? Inoltre, ogni bibliotecario qui lavora per chiunque, non soltanto per i propri utenti. Le biblioteche sono pronte per accettare una filosofia come questa, di totale cooperazione?”
(risposta di Galik) “In quanto bibliotecari, noi abbiamo il naturale desiderio di aiutare le persone, indipendentemente da quale sia la loro domanda. Io credo che nessun volontario del reference si lamenti per dover rispondere a domande riguardanti SL, tanto è vero che abbiamo creato delle note cards con le risposte a quelle più frequenti. Stiamo anche lavorando a un database linguistico, in modo da poter rispondere ai residenti in diverse lingue. Una delle caratteristiche più forti dei bibliotecari è proprio la loro natura collaborativa. Già ora in RL noi aiutiamo qualsiasi utente, indipendentemente dalla sua residenza; il controllo dell’iscrizione viene richiesto solo per alcuni servizi, come il prestito. E usiamo molto anche il prestito interbibliotecario. Direi che la collaborazione è già insita nella nostra cultura di bibliotecari, almeno qui negli Stati Uniti.”
Insomma, a chi chiede perché le biblioteche dovrebbero comprarsi un’isoletta in SL e costruirci un bell’edificio di calce e mattoni (virtuali, ovvio ;-), mi verrebbe da dire: intanto, per aiutare gli utenti a usare SL… Capisco che questa motivazione ha un sapore vagamente ricorsivo, ma è certo nostro dovere professionale stare al passo, imparare le nuove tecnologie, soprattutto oggi quelle legate al web, per poterle trasmettere agli utenti e renderli literate…