Una mail di Giovi Roz Gastaldi, instructional technologist alla Brown University, recentemente in Italia per un seminario presso l’Università di Milano-Bicocca, mi permette di fare una serie di scoperte cognitivamente e professionalmente significative. Partiamo dall’inizio: il sito delle Biblioteche di Brown (in rifacimento: versione vecchia e nuova). Esploro i link presenti in home page sulla ricerca federata e approdo alla pagina dedicata a InfoGate, il portale adoperato da Brown per Metalib.
Noto che nel nuovo sito è presente anche un quick link alla pagina dedicata a LibX e, dal momento che è da un po’ che mi dedico all’argomento in vista di una sua possibile applicazione nella mia biblioteca, seguo la traccia. Tra le varie spiegazioni (un modello di chiarezza e semplicità!) su ciò che LibX consente di fare, mi imbatto nella vera scoperta della giornata: COinS.
Facciamo un po’ di pregresso: da quando l’openurl e i link resolver hanno cominciato a diffondersi nelle biblioteche di tutto il mondo, diversi sono stati gli sviluppi di questi applicativi. COinS però rappresenta una nuova prospettiva da cui guardare alla cosa. L’openurl è un meccanismo per offrire agli utenti di una certa istituzione servizi più ricchi nella fruizione dell’informazione online, ma ha il difetto di non consentire questi servizi per alcune tipologie di risorse (per esempio certi database di risorse open access o pay-per-view).
Qui parliamo di quelle che, nel gergo dell’openurl, vengono definite source cioè quelle basi di dati, tipicamente abstracting&indexing, cioè senza full-text ma con riferimenti bibliografici, nelle quali gli utenti vengono riconosciuti dagli indirizzi IP di provenienza e vedono apparire accanto alle citazioni icone o diciture (es.: find It! oppure trova nella tua biblioteca etc.), cliccando sulle quali hanno accesso ai servizi forniti per quella particolare risorsa dall’istituzione alla quale appartengono.
Le eccezioni alle source standard, come dicevamo, sono rappresentate per esempio da siti come Google Scholar (questo in realtà offre alle biblioteche anche la possibilità di segnalare i range IP di appartenenza) o Windows Academic o Current Law Journal Content, database, quest’ultimo, che offre i TOC delle maggiori riviste giuridiche internazionali. Come far sì che queste risorse riconoscano gli utenti di una istituzione? Vi sono vari modi: uno (e forse il più semplice), riservato agli utenti Firefox, è scaricare il plugin Openurl referrer. Attraverso la configurazione di pochi parametri è possibile essere riconosciuti come categoria di utenti di una certa università ed avere accesso ai servizi aggiunti che la propria istituzione mette a disposizione per la risorsa selezionata.
Ma abbiamo cominciato parlando di COinS: bene, COinS è una delle modalità attraverso le quali si attiva Openurl referrer e permette di estrarre un’openurl anche da siti web che offrano semplicemente citazioni in puro HTML. Come? Inserendo i metadati relativi alla citazione (contextobject + dichiarazione dello standard openurl) attraverso una piccola aggiunta nei tag title e span (da qui il nome COinS, cioè ContextObject in SPAN) del codice. In questo modo i resolver che risiedono lato client, possono agganciarsi alle informazioni presentate nell’HTML costruendo il cosiddetto openurl latente. E’ stato creato perfino un COinS generator, che produce la stringa che andrà poi inserita nel codice HTML.
I siti* che contengono COinS all’interno dell’HTML sono al momento:
Mentre due delle applicazioni* lato client che lo supportano sono LibX e Zotero.
* fonte: Wikipedia