Archive for febbraio 2006

Opac 2.0: BNCF

28 febbraio 2006

Nella sperimentazione sugli opac anche l’Italia non sta a guardare… In un messaggio sulla lista di discussione Aib-Cur, Giovanni Bergamin segnala che è on line una versione sperimentale del nuovo opac della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Secondo quanto riporta un avviso sul sito “… Non si tratta ancora della versione definitiva:

  • alcune funzionalità saranno aggiunte o completate nei prossimi giorni (ad esempio versione in lingua inglese, versione accessibile, accesso alle digitalizzazioni della Biblioteca); 
  • altre funzionalità potranno non essere presenti nella versione definitiva (ad esempio Cerca nei negozi on-line);
  • le notizie del catalogo sono aggiornate a ottobre 2005.”

La pubblicizzazione del nuovo catalogo ha l’obiettivo di “… condividere con gli utenti le fasi finali di questa realizzazione”, così che la stabilizzazione di questo strumento di ricerca possa essere frutto di un lavoro di collaborazione e sperimentazione collettiva.

Ma quali sono le funzionalità più importanti del nuovo opac? Andrea Marchitelli sul suo blog commenta: “… Il Dewey Browser [per il quale alla BNCF hanno tratto ispirazione dal collaudato OCLC DeweyBrowser N.d.R.] … Finalmente uno strumento che permetta di utilizzare la CDD come strumento di retrieval da parte degli utenti! Mi pare già un miracolo che in questo caso la CDD non serva solo ai bibliotecari a controllare interminabili liste di simboli per vedere se c’è qualche 0 di troppo …”.

Interessante è anche lo schema di rappresentazione dei dati utilizzato, l’UNIMARCXML (per un resoconto generale sulle rappresentazioni UNIMARC in XML, vedi l’articolo di Maria Cristina Bassi su Bibliotime), e la visualizzazione dei risultati delle ricerche in base ad un criterio di rilevanza, nonché la possibilità di estendere la ricerca bibliografica ai bookshop on line.

La Sezione Aiuto è molto articolata e dà conto della complessità dei meccanismi che presiedono al funzionamento del nuovo catalogo pur esplicitando tutte le opzioni a disposizione del navigatore con un linguaggio semplice e chiaro.

Per un commento più approfondito vedi il post “Nuovo opac BNCF” di Andrea Marchitelli.

Opac 2.0: WPOPAC

27 febbraio 2006

Nell’ambito delle sperimentazioni sui  nuovi opac, una menzione speciale va a WPOPAC: creato da Maison Bisson all’interno della piattaforma di pubblicazione per blog WordPress, WPOPAC tratta i record catalografici, pur suddivisi in segmenti di informazione bibliografica ricercabile, come i post di un blog.

Collegandosi al sito http://www.plymouth.edu/library/opac/ è possibile effettuare ricerche di prova e visualizzare i risultati (il posseduto è quello della Plymouth State University Library ma si possono lanciare ricerche anche su Amazon).
WPOPAC è ancora nella sua fase di test e non si propone come un sostituto dei sistemi ILS (anche perché non tratta, almeno per ora, la parte amministrativo-gestionale di un catalogo), ma come complemento di applicativi già esistenti oppure soluzione per biblioteche senza le disponibilità economiche per acquistare un ILS vero e proprio.

Tra le funzionalità realizzate dalla comunità degli sviluppatori WordPress per migliorare il catalogo, spiccano:

  • i permalink e i commenti ai record;
  • i feed dei nuovi inserimenti;
  • gli abstract dei libri (forniti da Amazon) e gli eventuali record collegati;
  • la possibilità di associare i record a del.icio.us.;
  • il refinement della ricerca attraverso il clustering

Basato su standard aperti ed interoperabili, WPOPAC è in continua evoluzione e si propone obiettivi ambiziosi (il prossimo, dichiarato dallo stesso Maison Bisson è un pieno supporto all’open search), inserendosi a pieno titolo nel solco della sperimentazione sugli opac di nuova generazione che hanno nella ricerca federata il loro vero punto di forza.

Ciò che trovo molto interessante sono le potenzialità innovative dei nuovi cataloghi: scaricare i feed dal record catalografico di un periodico, oppure associarvi dei tag; lanciare una ricerca sulle piattaforme wiki e sui siti di folksonomy; visualizzare il posseduto di una Biblioteca come una tag cloud di classi Dewey o di soggetti (o di tag), forse, non sono solo sogni…

Springfield Library

26 febbraio 2006

Il meme dei bibliotecari di Springfield cresce su Flickr di giono in giorno…

Dopo le bambole (bruttine), finalmente una rappresentazione che rende giustizia all’indiscusso appeal dei bibliotecari!

Web 2.0 – An attitude, not a technology

26 febbraio 2006

Ferve il dibattito sul web 2.0: posto che questo esista veramente e non sia solo una riedizione fantasiosa e accattivante (ma anche, come sostengono i detrattori, un po’ ingenua e spericolata) del web 1.0, davvero riveste l’interesse che tutti sembrano attribuigli?
La frase che il technology evangelist Paul Miller riporta nel suo articolo Web 2.0: Building the New Library (Ariadne, Ottobre 2005) : “Web 2.0 is an attitude, not a technology”, è la stessa che, nella mappa del meme di Tim O’ Reilly troviamo elencata nella *tag cloud* che circonda le core application del web 2.0. Seguendo il meme, notiamo che al cuore della nuova attitudine vi sono:

  • il web come piattaforma
  • l’utente che controlla i suoi dati
  • servizi, invece che pacchetti di software
  • una architettura della partecipazione
  • scalabilità dei costi
  • possibilità di trasfomare e ricomporre i dati
  • una forma di intelligenza collettiva.

Ma come si estrinseca questo contenuto concettuale?
Proviamo ad elencare qualcuno dei servizi che stanno cambiando le nostre modalità di fruizione della rete:

  • blog/feed (RSS, blogroll)
  • nuovi motori di ricerca basati sui tag e sul clustering (Technorati, Kartoo etc.)
  • folksonomy (Del.icio.us, Flickr, CiteULike etc.)
  • piattaforme collaborative (Wiki)
  • authoring tools (Google Page, MyYahoo, NetVibes, Protopage)
  • personalizzazione dei gate (BBC Internet Archive, Google News)
  • accesso aperto (dalle licenze ai contenuti: Creative Commons, GPL etc.)
  • archivi aperti della ricerca (repositories istituzionali e disciplinari, Google Scholar etc.)
  • interoperabilità (uso dell’XML e dei suoi formati, gestione dei digital rights aperta, protocollo OAI-PMH etc.).

Il Web 2.0, insomma, può essere sintetizzato come l’orientamento a rendere l’informazione una piattaforma i cui contenuti siano non solo centrati sull’utente ma anche pienamente modificabili e riconfigurabili.
Ancora secondo Paul Miller su Ariadne: “… (the Web 2.0)

  • permits the building of virtual applications
  • is participative
  • works for the user
  • is modular
  • is about sharing (code, content, ideas)
  • is about communication and facilitating community
  • is about remix
  • is smart
  • opens up the Long Tail …”.

E’ una forma di intelligenza collettiva democratica, evolutiva, positiva. Oppure, per dirla con Ellyssa Kroski di InfoTangle: “Web 2.0 is about sharing and connectivity and participation. It is a user-centered era of the web. We are moving away from expert-dictated, exclusionary models of information organization and toward inclusive, participatory ones”.

Authoring tools

25 febbraio 2006

Google ha reso disponibile la versione beta del software per la pubblicazione di contenuti on line Google Page, aggiungendosi così alla schiera di siti che, come MyYahoo e i pionieri NetVibes e Protopage, offrono strumenti di authoring semplici e veloci per chi non conosca i linguaggi per la creazione di pagine web.

Nella maggior parte dei casi occorre registrarsi per usufruire del servizio di pubblicazione, ma è una procedura abbastanza indolore :). Su NetVibes è possibile inserire, senza loggarsi, contenuti di prova che all’uscita dalla pagina verranno cancellati.

Una funzionalità interessante è rappresentata dalla possibilità di caricare blogroll sulle pagine personali. Per esempio nello spazio MyNews all’interno della pagina che ho creato per prova in Protopage sono visibili i post sempre aggiornati dei miei blog preferiti (nonché le previsioni meteo di Milano :).

JEP – Journal of Electronic Publishing

24 febbraio 2006

Dopo una sosta di circa quattro anni, con il fascicolo n. 1 del volume 9 (febbraio 2006), ha ripreso le pubblicazioni il JEP – Journal of Electronic Publishing, periodico open access edito dalla University of Michigan Library dedicato alla ricerca e alla discussione intorno alle pratiche della pubblicazione e all’impatto di queste sugli utenti (come da sezione “About” del sito).

Sia i numeri correnti che quelli pregressi sono accessibili liberamente in full-text; i singoli articoli sono corredati di metadati e handle.

Il fascicolo appena pubblicato contiene un interessante contributo a cura di Geoffrey Bilder dal significativo titolo “In Google we trust?”.