Vengo con il capo cosparso di cenere a farmi perdonare la prolungata assenza dovuta ad impegni di lavoro alquanto pressanti e a due settimane di ferie che mi sono concessa a ridosso di Ferragosto. La riapertura di quella fabbrica milanese che è The Geek Librarian segnerà la (ri)proposizione di alcune tematiche che mi paiono in particolare fermento.
Ho passato le due settimane di riposo a riflettere (un po’ rileggendo vecchi testi di filosofia – da Hegel a Negroponte – e un po’ propriamente ruminando) concentrandomi sulla relatività della visione: da quella storica a quella matematica (Negroponte e i suoi bit!). E mi sembra (probabilmente sotto l’influsso di tanto ponderare ;-) ) che tutte le migliori scoperte o invenzioni (anche questo potrebbe dipendere dalla visione o interpretazione della cosa) della storia umana non siano che cambiamenti di prospettiva – sintesi e al contempo astrazioni di ciò che è stato prodotto prima di esse, di meta-livello in meta-livello… Come tutto ciò si coniughi con l’argomento di questo blog che è sostanzialmente la biblioteconomia, ve lo dirò prossimamente, sul blog e magari anche in un articolo…
La ripartenza segna purtroppo un triste momento non dico per le scienze dell’informazione ma per la cultura e in definitiva per l’umanità nel suo insieme. Grazie ad alcuni messaggi passati in Aib-Cur e a informazioni fornitemi da Serena Sangiorgi, ho avuto contezza di ciò che sta avvenendo in questi giorni a Bagdad. Dal comunicato di Un ponte per del 10 agosto u.s.:
L’esercito iracheno e americano, contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali, è entrato con la forza nella biblioteca nazionale di Baghdad facendone, di fatto, una base militare e mettendo a serissimo rischio il patrimonio librario scampato all’incendio dell’aprile 2003.
Di fronte alla resistenza del direttore e dei dipendenti della biblioteca hanno usato violenza fino a sparare alle gambe ad un bibliotecario. Al momento in cui scriviamo i soldati hanno lasciato l’edificio, ma si teme che l’occupazione possa ripetersi presto ed in qualsiasi momento.
La barbarie della violenza (al di là delle prese di posizione su ciò che era o su ciò che è diventata la guerra in Iraq) non può non far indignare e disperare tutti gli esseri umani dotati di quel minimo di ragionevolezza che serve per vivere in una società libera e civile. Per evitare di sprofondare nella retorica, riporto il sobrio e vibrante appello dell’Associazione di Documentazione AIDA:
Dichiarazione in favore della Biblioteca nazionale Irachena
Recenti notizie descrivono un quadro allarmante della situazione della Biblioteca Nazionale Irachena a Bagdad, teatro e oggetto di scontri e azioni cruente sia contro la struttura, sia contro il patrimonio librario e documentario, sia contro il personale stesso, al lavoro nonostante il perdurare degli eventi di guerra.
Il direttore, apprezzato storico curdo che si è guadagnato la stima internazionale per la sua azione continua di difesa del patrimonio nazionale in momenti così difficili, ne ha dato notizia in diretta attraverso un suo blog ospitato dalla British Library (intensamente coinvolta nel tentativo diplomatico di salvaguardia della biblioteca nazionale irachena) fino alla fine di luglio, quando le difficoltà gli sono divenute insormontabili: la lettura di quelle pagine è profondamente toccante e induce a riflettere sulla necessità di preservare, proprio in situazioni di tale emergenza, la storia di una nazione.
A partire dal rogo della biblioteca di Alessandria non si è mai smesso di insidiare le fonti della storia e della cultura durante le guerre, e il più recente esempio riguarda appena quindici anni fa la biblioteca di Sarajevo: AIDA condivide il principio etico fondamentale che sia sempre necessario salvare i libri e i documenti come memoria e radice della storia di un popolo, considerandoli un valore non soggetto a interpretazioni di parte.
In questo senso AIDA si schiera con quanti già si stanno adoperando in favore della Biblioteca Nazionale Irachena e del suo personale e sollecita una presa di posizione di tutte le istituzioni e le associazioni italiane, straniere ed internazionali, per la salvaguardia di una struttura fondamentale nella storia di quel paese, già pesantemente e irreparabilmente danneggiata dalla guerra.