Apertura e gestione dei dati: iniziative a confronto

Il problema della portabilità e dell’apertura e condivisione dei dati si fa sempre più pressante: un’azienda all’avanguardia nella gestione di sistemi (aperti) per il KM come Talis ha lavorato per Open Access Data, lodevole iniziativa che mira appunto al riutilizzo dei dati disponibili in Rete (sul blog di Science Commons il post dedicato), e lavora anche per Data Portability, altra organizzazione che si propone di fare per i dati all’incirca ciò che Google sta facendo per i widget con Open Social, ma con più libertà e consapevolezza da parte di tutti (fantastico il motto: Sharing is Caring).

D’altronde la scommessa sull’utilizzo dei dati personali e sulla loro aggregazione è quella che forse in futuro determinerà le sorti di molte aziende e venture capital: riusciremo a gestire canali integrati per tutte le informazioni che ci riguardano – dalle news alle foto, dalle mail alle conversazioni IM – come in un super-feed?

L’importanza che i dati siano portabili e condivisibili viene messa in luce da iniziative come APML, laddove il flusso di interessi (e dunque il clikstreams (o è il lifestreams?)) viene gestito proprio come si fa con i flussi di news RSS. Il problema è stato posto anche recentemente sulla lista OA-Italia da Paola Gargiulo con un commento positivamente critico in relazione alla pubblicazione del draft sul futuro del controllo bibliografico della Library of Congress. Ecco il testo quasi integrale della sua mail:

Come molti di voi già sanno, perché se ne è parlato su più liste di discussione, il gruppo di lavoro della Library of Congress sul futuro del controllo bibliografico ha elaborato uno studio (è ancora nella fase di bozza) che è stato reso pubblico alcune settimane fa affinché la comunità professionale lo commentasse. […]

Lo studio parte da alcune premesse, a mio avviso condivisibili, tra cui l’affermazione che il controllo bibliografico debba essere collaborativo, decentralizzato, internazionale e basato sul web, che la sua realizzazione preveda la collaborazione attiva degli utenti ma anche del settore privato.

Lo studio riconosce l’importanza del’interoperabilità, ma non affronta la tematica dell’open licensing e dell’accesso aperto. L’Open Knowledge Foundation si è fatta portavoce di questa esigenza chiedendo al Gruppo di lavoro della Library of Congress di includere una raccomandazione sull’accessibilità dei dati bibliografici per il loro riuso e ridistribuzione. Chi intende sostenere l’accesso aperto dei dati bibliografici, può sottoscrivere la risposta elaborata dall’Open Knowledge Foundation.

E’ fondamentale che cominciamo a responsabilizzarci rispetto all’uso che in internet si fa dei dati – di quelli che ci riguardano da vicino, cercando di gestirli in proprio piuttosto che affidarli solo alle multinazionali – e di quelli scientifici e bibliografici, che sono – o dovrebbero essere – ugualmente patrimonio comune.

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7 Risposte to “Apertura e gestione dei dati: iniziative a confronto”

  1. bonaria Says:

    Il draft della Library of Congress è diventato “final report” ed ha accolto bene le critiche mosse dalla comunità, in particolare quelle che, come Paola Gargiulo ha evidenziato, si riferiscono all’apertura e alla gestione responsabile dei dati bibliografici.

    Nello specifico, la prima sezione è stata enormemente ampliata a ricomprendere tutti i temi della produzione e dello scambio dei record bibliografici, tanto che adesso è articolata in paragrafi dai titoli evocativi come:

    “Make Use of More Bibliographic Data Available Earlier in the Supply Chain”
    “Re-Examine the Current Economic Model for Data Sharing in the Networked Environment”
    “Share Responsibility for Creating Bibliographic Records”
    “Increase Incentives for Sharing Bibliographic Records”
    “Increase Collaboration on Authority Data”

    Insomma… un rapporto tutto da leggere! Due considerazioni al volo: la prima è che si vede e parecchio l’apporto dato al report dalla consultant Karen Coyle (vi ricordate qualche mese fa?). La seconda è che inserire in un rapporto di questo tipo una scansione che comprende sempre nelle varie sezioni (e perfino prima ancora dei recommendations), un paragrafo dal titolo (vagamente minaccioso) “Consequences of Maintaining the Status Quo”, è veramente un bel modo di combattere certi sonni della ragione biblioteconomica ;)

  2. Federico Bo Says:

    L’obbiettivo principale del “Protocol for Implementing Open Access Data” è consentire l’apertura dei database scientifici per rendere possibile (e priva di problemi legali) la condivisione, l’integrazione ed il riuso dei dati derivanti dai progetti di ricerca.

    Il principio che ispira il protocollo è quello che i dati, nella scienza, divengono realmente utili quando sono messi liberamente a disposizione della comunità scientifica, come nel caso del sequenziamento del genoma umano.

  3. bonaria Says:

    Sì, e si presta ad essere davvero una pietra miliare nella riflessione sullo scambio, la produzione e la proprietà delle informazioni in Rete.

    Pensa anche all’importanza che ha un documento (ok, sono solo guidelines, ma della biblioteca più importante al mondo!) come quello della Library of Congress: è una sorta di corrispettivo per il mondo bibliotecario ed editoriale, del protocollo per l’accesso ai dati scientifici…

  4. Matteo Brunati Says:

    Ben felice di trovare qualcun altro che stia osservando l’importanza di avere sotto controllo i dati in giro del nostro lifestream .)

    C’e’ un passo che si sta facendo altrettanto fondamentale per la questione licenze delle tecnologie che incapsulano poi certi dati e certi principi scientifici che cosi’ sarebbero aperti e creativamente usabili…

    Collegandomi a quello che ha dice Federico, aggiungendo un modo machine readable ( in RDF probabilmente, proprio come le attuali licenze CC ) di far dialogare le due parti sul dato emerso dal database, usando le nuove licenze CC Zero e Plus, sarebbe davvero un bel passo avanti .)
    -> Creative Commons annuncia due nuovi progetti: CC Plus e CC Zero

    Con potenzialita’ davvero interessanti che potrebbero smuovere il modo con cui viene trattato il capitale di conoscenza, anche in ambito lavorativo…

  5. bonaria Says:

    Ciao Matteo, ben ritrovato :)

    C’è fermento in questo momento per la gestione dei dati ed è sicuramente un bene: che se ne parli per esempio anche nelle biblioteche è un segno dei tempi e rendere fruibile il capitale di informazioni strutturate che esse possiedono (record bibliografici) sarebbe (sarà) davvero un bel passo avanti.

    Mi piace molto e cerco di tenere d’occhio Talis, che si distingue proprio per la sua concezione aperta dell’informazione e che realizza applicativi molto funzionali ma anche tesi all’interoperabilità e alla condivisione delle informazioni.

    Così anche per le iniziative dell’OAI (Open Archive Initiative) che è stata pioniera nel promuovere l’accesso aperto al sapere accademico e scientifico e che è in prima linea anche sulla battaglia per i dati aperti.

    Io credo che le università e i centri di ricerca dovrebbero essere alfieri dell’apertura del sapere e confido che il vento che ha cominciato a soffiare anche sulle università italiane potrà portare buoni frutti…

    A presto :)

  6. Matteo Brunati Says:

    Talis dovrei riuscire a provarla a breve termine, si prospetta davvero una piattaforma da seguire con molta attenzione…

    adesso poi che SPARQL e’ uscito in forma standard, devo dire che le prospettive di questo 2008 sono parecchio rosee .)

    Ho paura di come venga vissuto all’interno delle istituzioni questo spingere per nuove forme di operare con la scienza, ma e’ anche vero che lo spirito scientifico e’ sempre stato apertamente tendente alla condivisione e alla co-generazione di valore, in tempi non sospetti…

    Sai che innovare su certe cose, e’ tutt’altro che semplice…
    Ma sono ottimista.

    un salutone .)

    magari bisogna fare maggiormente gruppo, forse…

  7. bonaria Says:

    Sono assolutamente d’accordo, nell’ordine, con: i timori che l’ambiente accademico possa chiudersi a riccio per paura di venire scombussolato dall’avanzata delle tecnologie di condivisione; con la complessità che ogni tentativo di innovazione implica; e con la necessità di fare gruppo.

    Per quanto riguarda l’Accademia, confido nel fatto che l’ambiente scientifico e di ricerca (i due coincidono solo in parte) possa tirare la volata anche all’università e (contribuire a) scardinare modi di pensare e di produrre sapere e scienza ormai desueti.

    Il fare gruppo è necessario proprio in quanto i cambiamenti sono spesso complessi, lunghi, a volte dolorosi… Giudico un esempio di lungimiranza il movimento dell’open access che, nato dall’esigenza degli scienziati, da un lato, e dalla disponibilità di tecnologie e protocolli dall’altro, ha portato in un lasso di tempo accettabile alla nascita e diffusione di un vero e proprio nuovo paradigma della produzione e condivisione del sapere…

    Ecco, magari potrebbe fare da modello, almeno per quanto riguarda l’ambito scientifico. E poi, nel resto del web, ci sono esperienze di wikinomics che vanno sempre più affermandosi e potrebbero diventare una testa d’ariete. Per esempio, vedo che sei coinvolto nel progetto di Fullout: mi sembra molto interessante – continuerò a seguirvi :)

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